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Elaborare un lutto

Elaborare un lutto

Ricominciare a vivere dopo una perdita

Il vocabolario Treccani definisce il lutto come:

s. m. [lat. luctus -us, der. del tema di lugēre “piangere, essere in lutto”]. – 1. [sentimento di profondo dolore che si prova per la morte di una persona cara e simile

Nella nostra quotidianità un’esperienza luttuosa può essere intesa anche come una perdita che ci ha profondamente sconvolto e ha scosso fin dalle fondamenta i nostri significati più nucleari. Si può trattare della scomparsa di un famigliare o di un amico. O una interruzione di gravidanza, spontanea o volontaria.

Ma anche della perdita di un animale di affezione. Si possono considerare di natura luttuosa anche un divorzio o la perdita di un lavoro se questi aspetti erano le radici di ciò che ci rende noi stessi.

Un lutto può arrivare in tanti modi o forme. Può essere improvviso o sopraggiungere dopo una lunga malattia. Può riguardare una persona con cui abbiamo vissuto sempre fianco a fianco o qualcuno a cui eravamo molto legati un tempo e dal quale ci eravamo allontanati.

Provare dolore, disperazione, rabbia dopo un lutto sono sentimenti assolutamente normali. La sofferenza legata a questi momenti è un passaggio fondamentale per accettare la finalità e l’irreparabilità di questo evento, davanti al quale, in quanto esseri umani, siamo del tutto impotenti. Non è un caso se ogni cultura mondiale prevede un certo periodo di lutto, durante il quale alle persone che hanno vissuto la perdita è concessa una sorta di sospensione dalla normale vita sociale. Le stesse culture prevedono anche che il periodo di lutto abbia un termine, a segnalare come, in qualche modo, sia necessario un ritorno ad un qualche tipo di quotidianità.

Questo, però, è possibile solo nel momento in cui chi ha vissuto una perdita sia riuscito a costruire nuovi significati che permettano di elaborare il lutto. Noi esseri umani, infatti, abbiamo proprio questa peculiarità rispetto agli altri animali che abitano questo mondo, cioè la capacità di essere sempre alla ricerca del senso che sostiene la nostra vita su questo pianeta.

La maggior parte delle persone con il tempo riesce ad elaborare le proprie perdite e tornare a vivere con una certa quota di serenità. A volte questo non succede. Questa difficoltà sembra essere legata non tanto alla vicinanza con la persona persa o con la traumaticità con cui il lutto è avvenuto, quanto con la capacità della persona sopravvissuta di integrare il lutto all’interno della propria narrazione di vita. 

Ci si può chiedere “chi sono io senza questa persona?”, “quale è ora il mio posto nel mondo?”, “se avessi fatto qualcosa di diverso forse non se ne sarebbe andato”, “perché non me ne sono andato io al suo posto?”. E queste domande possono attanagliarci anche per lungo tempo e impedirci di trovare sollievo dalla sofferenza. Come fare, dunque, per cercare di ritrovare la serenità?

Lo psicologo americano Guy Winch fornisce alcuni spunti di riflessione:

# Darsi ascolto, seguire i propri tempi e le proprie inclinazioni

Come per ogni esperienza umana, anche per il lutto non esiste un manuale d’uso o dei tempi prestabiliti di durata. Non è detto, per esempio, che per tutti sia di beneficio parlarne con persone di fiducia fin da subito.

Per qualcuno può essere più utile un periodo di riflessione personale prima di poterne parlare con gli altri. Questo non significa, però, isolarsi dalla nostra cerchia sociale: possiamo semplicemente comunicare loro che al momento preferiamo evitare di parlare di certi argomenti.

Per chi, invece, sente il bisogno di confidarsi e non avesse a disposizione un gruppo di persone care con cui farlo può rivolgersi a gruppi di sostegno o affidare le sue emozioni alla parola scritta.

# Dare un senso al lutto

Come si diceva qualche riga più sopra, uno dei passaggi fondamentali per riuscire ad elaborare una perdita è quella di integrare il lutto nella nostra storia personale. Molte persone trovano beneficio nell’intraprendere o prendere parte ad iniziative direttamente legate alla perdita della persona cara. Per esempio, collaborando con associazioni o enti che si occupano di fare informazione o sostegno sulla causa che ha portato alla morte della persona. Oppure, istituendo iniziative o ricordi che mantengano viva la memoria di chi non c’è più.

Non tutte le esperienze luttuose, però, si prestano a questo tipo di iniziative, e anche in questo caso non esistono una ricetta o delle tempistiche che vadano bene per tutti. A volte tornare ad una qualche normalità può sembrare un ostacolo insormontabile, specialmente se il lutto è improvviso e prematuro. Addirittura possiamo sentirci in colpa nel portare avanti le nostre abitudini quotidiane. Ma ognuno di noi ha la possibilità di rimettere mano a suo modo alla propria narrazione personale per dare un senso alla propria perdita.

Il lutto è, dunque, una normale e inevitabile esperienza umana. La maggior parte di noi, pur dovendo passare attraverso un periodo di sofferenza, potrà elaborarlo e ritrovare la propria direzione di vita. Ma anche se è un’esperienza naturale, non si tratta di un processo semplice. Se anche dopo un certo periodo di tempo e con il sostegno dei nostri amici e famigliari sentiamo di soffrire ancora come il primo giorno, senza riuscire a condurre normalmente la nostra vita, lavorando, studiando e coltivando le nostre passioni, può essere consigliabile rivolgersi ad un professionista.


Riferimenti Bibliografici

  • Neimeyer, R.A., “Reconstructing meaning in bereavement”, Rivista di psichiatria, 2011, 46, 5-6
  • Winch, G., 2014, “Pronto intervento emozioni”, Edizioni Erickson.

Sono una psicologa psicoterapeuta e lavoro a Rovigo e online. Mi occupo del benessere psicologico di adulti e adolescenti.

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