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L’empatia nelle professioni sanitarie: un fattore protettivo dal burnout

L’empatia nelle professioni sanitarie: un fattore protettivo dal burnout

In che modo l’empatia può essere un fattore protettivo dal burnout nelle professioni sanitarie

di Sara Colognesi e Sara Beduschi

La “sindrome del burnout” è un tipo specifico di disagio psicofisico connesso al lavoro che interessa, in varia misura, diversə operatorə e professionistə che sono impegnatə quotidianamente e ripetutamente in attività che implicano relazioni interpersonali. È stata descritta inizialmente da Freudenberger e da Maslach che portarono avanti le prime osservazioni sul fenomeno dopo che nel 1970 avevano notato i sintomi caratteristici su alcuni operatori in un reparto di igiene mentale.

L’empatia è un importante prerequisito per efficaci interazioni (pro)sociali perché ci permette di comprendere e rispondere (emotivamente) alle altre persone. Lə pazientə concordano che l’atteggiamento empatico da parte di unə professionistə sanitariə è fondamentale e la ricerca supporta queste affermazioni aneddotiche.

Il Medico Terry Canale durante la conferenza dell’American Academy of Orthopedic Surgeons del 2000 ha affermato che “Al paziente non importa quante conoscenze hai, finché non saprà quanto ci tieni”.

La cosa interessante che emerge dagli studi che cercano di indagare e comprendere la relazione tra empatia e burnout è che il burnout diminuisce significativamente la capacità di unə professionista di mantenere un atteggiamento empatico verso lə pazienti e che avere un atteggiamento empatico verso i pazientə è un fattore protettivo contro lo sviluppo della sindrome del burnout.

Questo implicherebbe che favorire lo sviluppo di un atteggiamento empatico già a partire dagli anni di formazione e proseguire poi questo investimento anche negli ambienti di lavoro sanitari, sarebbe fondamentale non solo per lə pazienti ma anche per proteggere lə professionistə sanitariə dal rischio di burnout, e questo aspetto NON può essere lasciato alla responsabilità di individuale ma deve essere una precisa presa di coscienza da parte degli enti formativi, delle aziende ospedaliere e del Ministero della Salute.

La realtà, lo sappiamo bene, è molto diversa dalle indicazioni che la ricerca suggerisce e la pandemia ha esacerbato situazioni che erano già al limite prima di questa prolungata crisi.

Questa è solo l’ennesima occasione in cui ciò che emerge dagli studi scientifici va verso la necessità di smettere di creare e fomentare contrapposizione tra “team pazienti” vs. “team sanitari”, e risulta vitale unire le proprie istanze per contrastare una problematica che non è per niente individuale ed è decisamente sistemica. Non tuttə lavoriamo in una professione sanitaria, ma tuttə prima o poi avremo bisogno di assistenza e cure per la nostra salute.

Quali potrebbero essere le azioni concrete per favorire un atteggiamento empatico e prevenire situazioni di burnout in coloro che lavoro in ambito sanitario? Le azioni politiche a livello nazionale, declinate poi localmente in base alle esigenze degli specifici ambiti di intervento, dovrebbero prevedere un assetto di base a livello di Sistema Sanitario Nazionale che possa garantire servizi indispensabili come:

  • servizi di supporto psicologico per professinistə sanitariə;
  • supervisione delle èquipe al fine di gestire conflitti, problemi di comunicazione, gestione del rischio clinico, presa in carico condivisa degli errori ecc.;
  • alleggerimento delle prassi burocratiche che occupano gran parte del tempo dei professionistə;
  • prevedere, per tutti i corsi di laurea in ambito sanitario, laboratori per l’acquisizione di competenze comunicative e relazionali per migliorare il rapporto con i pazienti e i loro familiari.

Tutti questi aspetti sono fondamentali e urgenti ma il primo passo, necessario e complementare, per la prevenzione del burnout è investire seriamente nella sanità pubblica, per sopperire alla mancanza di personale con nuove assunzioni per evitare turni di lavoro estenuanti che non rispettano la dignità e i diritti di professionistə e pazienti.

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Sono una psicologa psicoterapeuta e lavoro a Rovigo e online. Mi occupo del benessere psicologico di adulti e adolescenti.

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