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Endometriosi e trauma
Una immagine con la scritta “endometriosi e trauma” dentro ad un rettangolo grigio, su una grafica con sfondo rosa pallido

Endometriosi e trauma

Avrei dovuto scrivere questo post, oppure no? Ha senso? Faccio solo rumore? Non lo so.

Sono una persona con endometriosi. 12 anni fa oggi ero dentro il tubo di una risonanza magnetica in preparazione all’intervento che avrei affrontato due giorni dopo. Per qualche motivo che nessuno ha mai saputo spiegarmi, il referto di quella risonanza non è mai stato visto dall’equipe chirurgica che, quindi, ha lavorato a metà, lasciando comunque focolai e noduli di endometriosi nel mio corpo.

Dopo 15 anni di ritardo diagnostico e relativo medical gaslighting, l’1 Aprile 2011 tornavo a casa con informazioni imprecise sulla localizzazione della mia endometriosi, senza sapere che avevo anche l’adenomiosi, e con un PTSD medico.

Ci sono molteplici cause di traumatizzazione intorno alla diagnosi, agli esami strumentali, agli interventi chirurgici, agli episodi acuti della propria malattia, alla natura cronica della propria malattia, alle terapie, la lista potrebbe andare avanti per un bel po’.

Poi ci sono le intimidazioni che si subiscono quando si cerca di fare advocacy pubblica per se stessə, ci sono i misgendering, le colpevolizzazioni grassofobiche, l’ostilità quando si fanno domande sulle terapie proposte, ci sono i commenti che non riesci a fare a meno di leggere sotto post che parlano della tua malattia e che dicono che sei polemica e inadeguata a vivere.

E lo so che sono una professionista sanitaria e che dovrei fornire liste lunghissime di citazioni a supporto delle mie affermazioni. Ma sai che c’è? E’ il 2023 e se scrivi “endometriosis PTSD” in Google le citazioni si trovano facilmente nella prima pagina dei risultati.

E mentre cerco di proteggermi dal barrage di post che saltano sul carro dell’ultima diagnosi che fa fare un sacco di clic e contemporaneamente di ricordare al mio corpo che non sono bloccata in quel maledetto letto di ospedale, credo di avere il sacrosanto diritto di parlare della mia esperienza e di essere creduta senza dovermi sobbarcare anche il lavoro di fornire una lista in ordine alfabetico di dr. Tizio et al. che conferma ciò che sto dicendo.

Si chiama empatia.

Sono una psicologa psicoterapeuta e lavoro a Rovigo e online. Mi occupo del benessere psicologico di adulti e adolescenti.

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