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Il carico mentale nella malattia cronica

Il carico mentale nella malattia cronica

La gestione delle incombenze collaterali ad una malattia cronica è un vero e proprio carico mentale

Prenota una, due, tre visite. No, non va bene quell’appuntamento perché non si incastra con quell’esame. L’agenda del medico è chiusa, richiama. Chiedi l’impegnativa. L’impegnativa è sbagliata. Chiedi di rifare l’impegnativa. Stai per finire il farmaco, chiedi la prescrizione. L’ambulatorio è chiuso perché è prefestivo.

Accendi un cero ad un santo a caso.

Calcola i giorni in cui devi fare la preparazione per quell’esame. Ma devo sospenderlo quel farmaco? Chi lo sa?

Consulta un oracolo, quello di Delphi ha ottime review.

Deve venire accompagnatə a quell’esame. Ma nessuno è disponibile ad accompagnarti. L’unica persona che è disponibile non crede che tu abbia davvero una malattia perché non si vede.

Valuti di invocare un demone della vendetta. Anianka accetti i Groupon?

Non ho nemmeno scalfito la superficie di quello che è il carico mentale di chi soffre di una (o più) malattia cronica. Gestire tutto il retro sportello di visite, farmaci, ostacoli burocratici, sociali e culturali è un lavoro a tempo pieno. Peccato che non ti paghi i contributi.

Nella nostra comunità, stratagemmi e life hack su come cercare di alleggerire un po’ questo carico sono generosamente condivisi e passati di generazione in generazione. Ma non è sufficiente.

Perché il carico mentale è un problema sociale e non delle persone singole, e non c’è capacità organizzativa che tenga se non cominciamo ad occuparci dei problemi anche quando non toccano il nostro c*lo.

Sono una psicologa psicoterapeuta e lavoro a Rovigo e online. Mi occupo del benessere psicologico di adulti e adolescenti.

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