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Ma capitano tutte a te?

Ma capitano tutte a te?

Ma capitano tutte a te? Una delle tante frasi abiliste che chi ha una malattia cronica non vorrebbe mai sentirsi dire

Le persone con la fortuna di aver vinto alla lotteria della salute sono sempre molto sorprese quando hanno a che fare con chi soffre di malattie croniche. Faticano a comprendere cosa significhi convivere con qualcosa che non è curabile e che ciclicamente avrà degli episodi di peggioramento.

La mente vacilla davanti al fatto che le malattie croniche amano la compagnia di altre malattie croniche.

Non è una legge universale, ma vuoi per i lunghi tempi di diagnosi, vuoi per i farmaci, terapie e interventi vari, vuoi per stati infiammatori quasi costanti, capita che chi ha una diagnosi cronica si trovi ad avere che fare con altre problematiche di salute, spesso non semplici da diagnosticare e da gestire.

E con disagi nuovi ed enormi difficoltà a portare avanti percorsi formativi, lavorativi o, semplicemente, farsi una doccia tutti i giorni.

“Ma capitano tutte e a te?” implica che ti stai lamentando troppo, che forse non ti stai prendendo sufficientemente cura di te che, in fondo, sei persona non grata perché acciderbolina quante sfighe, io voglio solo persone positive intorno a me!

E’ una delle tante forme di abilismo ed esclusione sociale verso chi non si conforma a certi standard e che richiama questa narrazione tossica della salute come merito personale.

La salute è un diritto e pure una questione di fortuna.

E le persone hanno anche il diritto di non essere in salute ed essere comunque trattate con rispetto.

Sono una psicologa psicoterapeuta e lavoro a Rovigo e online. Mi occupo del benessere psicologico di adulti e adolescenti.

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