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Rendere studi e ambulatori sanitari davvero inclusivi

Rendere studi e ambulatori sanitari davvero inclusivi

Sei sicurə che il tuo studio/ambulatorio sanitario sia davvero inclusivo di tutte le soggettività?

Me la faccio spesso questa domanda. Le risposta è: no, non sono sicura, ma ci devo provare, sperando di diventarlo sempre di più, perché dobbiamo occuparci della salute di tutte le persone e senza fare danno.

Ad inizio Ottobre abbiamo celebrato a distanza di un giorno la giornata mondiale della Salute Mentale e il Coming Out Day.

Le due cose sono assolutamente legate l’una all’altra e molto spesso persone con identità marginalizzate sono costrette a fare coming out in un ambulatorio/studio sanitario perché il sistema sanitario italiano è ancora troppo cisteronormato, cancella ancora troppo spesso le identità intersex, transgender, non binarie. Discrimina ancora troppo spesso le persone che si identificano sotto l’ombrello aroace (asessualə, aromenticə) e/o che sono poliamorose.

E la responsabilità, carə colleghə professionistə sanitarə, è nostra.

Faccio un esempio. L’endometriosi è una malattia cronica che colpisce 170 milioni di persone nel mondo, ma in Italia viene narrata solo come malattia delle donne, cancellando completamente gli uomini transgender, le persone intersex e le persone con identità di genere non binarie.

Se anticipo che rivolgendomi ad unə professionistə sanitariə oltre a dover gestire la mia problematica di salute dovrò fare coming out e potrei essere discriminatə per questo, potrei decidere di evitare di fare quel controllo medico-sanitario.

Sappiamo che il Minority Stress ha un impatto a lungo termine sulla salute delle persone appartenenti a gruppi marginalizzati, il minimo che possiamo fare è rendere accessibili ed inclusivi i nostri spazi sanitari, altrimenti falliamo miseramente nel nostro compito di cura.

 

Sono una psicologa psicoterapeuta e lavoro a Rovigo e online. Mi occupo del benessere psicologico di adulti e adolescenti.

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